
Cari tutti, parliamo di Franco, oggi, di cosa ci ha lasciato, ma soprattutto di dove possiamo andare.
Un aneddoto ricordo di lui, in particolare: quando eravamo fuori dalla dolceria, a parlare di progetti o scherzare sulle cose, io spesso mi accorgevo di essere in ritardo, perché il tempo si volatilizzava su quella panchina, e mi congedavo dicendo: “scusate… devo scappare”.
Franco mi redarguiva subito: “Tu non devi scappare mai”. Questa è una delle cose che ho imparato da Franco.
Sono tante le battute, i consigli, gli scherzi, le riflessioni, di cui custodisco il ricordo. L’odore del sigaro e il profumo del cioccolato.
Ricordo tutte le volte che mi prendeva in giro e tutte le volte che si dava da fare per spronare, per sostenere i piani di chi si lanciava in un tentativo, in un sogno, e Franco voleva fortemente che i sogni si realizzassero. Mai geloso del successo altrui. Le sue mille passioni e i suoi mille progetti, che ad attuarli tutti sarebbe servita l’unità di crisi della Farnesina. Queste cose mi mancano molto. Ma soprattutto mi manca quel senso di appartenenza. Appartenenza a una storia, a una città, a una tradizione. Grazie al suo esempio, ero orgoglioso della mia terra, orgoglioso della scalinata di San Pietro, dell’Ercole di Cafeo e dei gelsomini del Granduca di Toscana. Dell’aranciata, del gelato di campagna e di amici di cui raccontava le imprese. Del fruttivendolo di Pozzallo che viene da lontano e dell’autista catanese che aiutò un bambino a riunirsi alla sua famiglia. Con lui mi sentivo di appartenere ad un circolo carbonaro, segreto, ma alla luce del sole, esclusivo, ma per tutti, impegnato, ma mai serio. Un posto dove incontrare persone attente, curiose, dove il talento trovava modo di esprimersi, persone pronte ad ascoltarlo e a difenderlo, se necessario. E grazie a Pierpaolo, Bonajuto rimane un posto così.
Franco mi fa venire in mente l’assenza/essenza che passa nella canzone de La cattiva strada di De André: stravolge chi incontra, lo disarma, lo sorprende, e poi continua, e tu sei libero di seguirlo, sulla sua cattiva strada, dove c’è amore un po’ per tutti…
Ecco per me questo è l’augurio, e il desiderio: associandoci, rimanendo vicini, continuiamo a seguire la sua cattiva strada, una strada non convenzionale, non battuta, dove c’è spazio per tutti, a patto di essere sempre curiosi e con la voglia di migliorarsi, ogni giorno.
Un abbraccio a Franco, e a tutti gli amici presenti.
Mi mancate, vorrei essere lì.
Ivano Fachin